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Se hai perso il lavoro evita assolutamente questi errori: rischi di perdere la disoccupazione

Una delle situazioni più delicate da gestire è quella del licenziamento, specialmente quando si entra nel territorio complesso della disoccupazione e dei diritti ad essa collegati.

Il mondo del lavoro è in continua evoluzione e, con esso, anche le normative che regolano i rapporti tra datori di lavoro e dipendenti.

In questo articolo esploreremo una particolare circostanza: cosa accade quando a un lavoratore viene proposto un posto alternativo prima del licenziamento.

Affrontare un momento così delicato come quello relativo al possibile licenziamento richiede una profonda conoscenza dei propri diritti e delle normative vigenti. È essenziale valutare attentamente ogni opzione disponibile prima prendere qualsiasi decisione definitiva riguardante la propria carriera professionale.

Licenziamento, quando perdi la disoccupazione

Quando un’azienda si trova nella necessità di ridurre il proprio organico per motivi economici o organizzativi, spesso cerca di offrire soluzioni alternative ai propri dipendenti per evitare il licenziamento diretto. Questa pratica è nota come “ripescaggio” ed è parte integrante dell’obbligo che grava sul datore di lavoro prima di procedere con un licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Ma cosa succede se il lavoratore rifiuta questa proposta?

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la legge tutela il lavoratore anche in caso di rifiuto della posizione alternativa offerta dall’azienda. Questo non viene considerato come dimissioni volontarie e quindi non pregiudica automaticamente il diritto alla disoccupazione. È importante sottolineare che l’assegno di disoccupazione spetta solo in caso di perdita involontaria del posto di lavoro; pertanto, se le parti giungono alla risoluzione consensuale del rapporto o se il dipendente rifiuta l’offerta senza validi motivi, potrebbe perdere tale diritto.

Licenziamento
Cosa accade quando ti licenziano? (Phme.it)

Nonostante la legge tuteli i lavoratori nel mantenimento dei loro diritti alla disoccupazione anche dopo aver rifiutato un ripescaggio, ci sono delle sfumature importanti da considerare riguardo le motivazioni che stanno dietro a tale scelta. Un diniego può essere giustificato da vari fattori: competenze specifiche richieste dal nuovo ruolo non possedute dal lavoratore, incompatibilità con le condizioni personali o familiari o una significativa riduzione dello stipendio rispetto alle esperienze precedenti.

Un aspetto fondamentale da tenere presente è che l’onere della prova relativa all’esistenza e all’idoneità dell’offerta alternativa ricade sul datore di lavoro. È lui che deve dimostrare non solo l’avvenuta proposta ma anche la sua congruità rispetto alle capacità e alle condizioni personali del dipendente interessato.

Nel caso in cui il lavoratore decida effettivamente di declinare l’offerta alternativa proposta dall’azienda prima del licenziamento per giustificato motivo oggettivo, egli mantiene comunque alcuni diritti cruciali. Tra questi vi è la possibilità di impugnare il licenziamento qualora lo ritenga illegittimo oppure basato su ragioni organizzative e produttive non sufficientemente fondate.

La rinuncia al ripescaggio non priva automaticamente il lavoratore dell’assegno di disoccupazione (NASpI). Infatti, dato che tale rinuncia non equivale a dimissioni volontarie ma piuttosto a una decisione dettata da valutazioni personali sulle nuove condizioni offerte (spesso peggiorative), i diritti alla disoccupazione rimangono salvaguardati purché sia evidente la natura involontaria della perdita d’impiego.

 

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